Microphones Killarz, Ghemon, Kiave - I Vecchi testo (lyrics)
[Microphones Killarz, Ghemon, Kiave - I Vecchi testo lyrics]
Di quando giù a cusè non c’erano edifici
Di quando la terra dava pane acqua
E cibo mentre la guerra
Dava fame rabbia e schifo
Entrambi partiti ma per lo stesso
Partito uno di voi rapito
Otto anni ostaggi del nemico
Ma tornato col sorriso dalla donna che amava
Di quando l’amore bruciava ed
Era lava che legava
Di quando il vostro dio stava
In chiesa con le persone
E non comunicava qua giù con la tv
Che poi di televisione ce n’era
Una ogni sei famiglie
E si teneva un mese a testa a rotazione
Io sono la fusione di due talenti diversi
Uno dedito alla musica l’altro ai versi
E sento ancora la tua voce
Che mi dice tieni duro
Quando vedo una svastica su di un muro
Sono uno zero un tipo senza
Terra ma nemmeno forestiero
Pordo addosso le iniziali du
Cui devo il carattere
La mia faccia e la condanna di
Essere un bastardo che non parla
Sorride e beve vino fuma le
Sigarette da un casino
Smette solamente il giorno del destino
E l’umile non spezza
Si piega e si destreggia per regalarsi le
Vittoire e le soddisfazioni che lo appoggian
Con quetsta voglio
Ricordarli tutti quanti con orgoglio
Con questa voglio
Salutarli tutti come in un sogno
Con questa voglio
Dirgli quanto mancano e quanto mi abbiano
Aiutato contro il mio diavolo
Io non so leggere negli occhi
Ma certe cose le capisco
Perchè l'ottica di acquisto dei
Pensieri punta ai fatti e la mia semplicità
Di non reagire vuole mettere in luce
La debolezza dei miei anni
Cosciente del divario generazionale che
Non mi avvicina
Vorrei parlare di più cosciente che il diario
Del mio amore non si spia
Domani quattro schiaffi ai
Miei tabù quand'ero
Piccolo le cose sembrano chiare
Quando sei grande ti scordi
Come facevi a sognare
Ho visto mio nonno da solo pregare
Piangere perchè sorride mentre dentro
Va tutto male
Che manco tutto l'amore può fare
Che manco io da casa è una colpa da valutare
Piange dentro, le lacrime a ad un figlio non
Si mostrano e crolla in un momento
Io l'ho visto crollare
E vivo largo come i giorni in cui
Crescevo largo come i confini del cielo
O i contorni di un pensiero io
Sono le mie radici ovvero
Il mio presente è frutto di quello che ero
Ma mentre ero non me ne accorgevo
E mio padre è l'immagine di
Suo padre con tutti
I suoi difetti ed io sono tale e quale
E anche se ho scelto di sfogarmi a tempo
Sulle ottave in ogni via da camminare
Ognuno cade
E so che ciò che devo diventare in parte
Lo devo a ogni mio legame familiare
A chi mi ha insegnato dove iniziare
E come calibrare e dove ripartire
Quando qualcosa va male
E penso al giorno in cui forse non sarò più
E sembra così lontano che
Tutto è più surreale
In mia sorella rivedo tutta la forza di
Mia nonna e di mia madre
È il passato che ho tenuto
Imprigionato che sta per evadere
Con quetsta voglio
Ricordarli tutti quanti con orgoglio
Con questa voglio
Salutarli tutti come in un sogno
Con questa voglio
Dirgli quanto mancano e quanto mi abbiano
Aiutato contro il mio diavolo
Passi brevi lenti con un appoggio
O senza nei finachi
Stanchi ogni dolenza spesse lenti
Su occhi spenti, densi
D'immagini di un secolo pieno di violenza
Segnato dalla morte dell'uomo e
L'invasione della scienza assenti
Nei discorsi dei parenti
Sorrisi apparenti che
Celan la tristezza degli stenti intensa
Esistenza di momenti commoventi
Ora spalle curve schiacciate
Da peso dell'esperienza
È lei che parla è che gli dà la forza
Di volontà l'unica forse che non gli manca
Tra una storia e l'altra
Cogli nella loro voce un certo non
So che che ti rinfranca
Tanta sofferenza coniugale
Raccontan della semplicità come
L'aspetto più speciale
Nell'ora funesta la loro anima sale
Ma nella testa di chi resta il
Bene che hanno fatto rimane